È giusto cambiarla? In risposta.

Subject: È giusto cambiarla? In risposta
Date: Fri, 4 Jun 2004 20:38:25 +0200

Cara Signora Daniela,
rispondo volentieri al Suo email del 24/05/04, e mi fa piacere farlo prima di quando prevedevo di riuscirci. Sono il genitore del ragazzo Down 27enne che Le è sembrato tanto sportivo e in armonia con la natura.

Devo premettere che non ho alcuna professionalità in tema di psicologia o di educazione fisica, ma personalmente ho praticato solo lo sport amatoriale e, in generale, la natura, quindi le mie opinioni non possono che avere un valore molto modesto e personale.

In primo luogo preferisco non esprimermi sulla Sua ipotesi di "classificazione" dei ragazzi
Down, anche se ho conosciuto dei Down che sicuramente costituirebbero eccezione alla stessa.
Nel seguito del Suo email Lei riferisce e si rammarica di diversi atteggiamenti ("blocchi")di sua figlia Alessia.

Sembra in primo luogo che la bambina presenti una scarsa autoaccettazione (ed ho conosciuto in particolare una ragazza Down con questo problema).

Credo che Alessia abbia ricevuto nel passato e riceva nel presente indistintamente da tutti i familiari un apprezzamento assoluto, continuo e incondizionato per qualsiasi sua prestazione e in genere per la sua persona, ed abbia beneficiato sempre di un caldo, sincero, rassicurante supporto affettivo, precondizioni, direi, per ogni possibile ulteriore intervento.

Penserei quindi che il maggiore aiuto sia per l'autoaccettazione che per gli altri problemi o blocchi (nell'ordine: socializzazione con coetanee, sport, vita all'aria aperta, inserimento scolastico) possa venire dall'esterno della famiglia, o dalla famiglia, ma in una maniera del tutto indiretta presumendo, mi scuso, che ci siano state comprensibili insistenze.

Mi sembra bellissimo e del tutto normale che Alessia desideri sposarsi. E' desiderio di affetto, di comunicazione, di confronto, di amicizia, di intimità. E' una leva preziosa da usare, anche se, vorrei vedere, sono ben lontano dal pensare a delle nozze a 13 anni!
"Appaiare" i Down, sia pure temporaneamente, è spesso molto più facile che i "normali". Alessia avrà un ragazzino che le piace più degli altri, o che comunque gradisce?
Penso che una frequentazione potrebbe molto aiutarla, consolidandola psicologicamente e rasserenandola.
13 anni sono pochi perandare a ballare? Tanti Down sono fanatici anche troppo della musica e del ballo, che è un vero esercizio fisico che li fa tanto sudare, e che apprendono facilmente da qualche volontario o da qualche operatore.

Sinceramente però non conosco le opportunità che si presentano dove Lei risiede.

Sempre qualche coetaneo simpatico quasi per caso non potrebbe portare (con i genitori di lui!) Alessia in campagna, farla passeggiare e farle vedere che va in bici?
I tecnicismi dell'apprendimento sono minimi: il triciclo è quasi una necessità propedeutica, dopo si passa alla bici piccola con sellino abbassato il più possibile e rotelle stabilizzanti, infine  due o tre mezz'ore di accompagnamento sulla bici "definitiva" sempre a sella molto abbassata dovrebbero bastare. Ma queste cose sono da Lei ben conosciute.

L'importante probabilmente sarebbe che nessun familiare se ne interessi o ne accenni anche poco con Alessia, bensì intervenga direi quasi a sorpresa un operatore gradito ad Alessia o un simpatico volontario che se possibile la aiuti anche a superate i piccoli incidenti.

Così, penserei, anche per altri sport e per l'inserimento nella natura.

Per quest'ultimo è possibile che qualche ragazzo non di famiglia porti Alessia per un fine settimana in una roulotte affittabile in un campeggio?
O persino, in piena estate, in tenda?

In genere questo tipo di abitazioni così raccolte piace ed incuriosisce i bambini, e li  mette a contatto con l'ambiente circostante.

Per rendere accetta e gradevole la frequentazione scolastica accanto ai "normali" mi rendo conto che il discorso può essere parecchio più difficile, ma ancora una volta credo che qualche cosa possano fare gli operatori scolastici cercando di studiare psicologicamente Alessia, di parlarle e di promuovere l'autoaccettazione e la possibile collaborazione.

Per concludere e per onestà voglio anche accennare alla risposta piena di contenuto morale data da un Down alla madre che incalzava per ottenere ulteriori prestazioni: "Mamma, lasciami essere un Down!".

Credo si tratti di un'ammonizione al buon senso ed alla moderazione che tutti dobbiamo
meditare.
Mi scuso per la mia pretesa di aiutare con quanto sopra e invio vivi cordiali saluti ed auguri ad Alessia, alla mamma ed a tutti i familiari.