Un mixer incredibile di memoria che diventa racconto
A: posta@conosciamocimeglio.it Commento a: Questo racconto copre un arco di vita di 27 anni. La maggior parte delle pagine più belle sono state scritte proprio da genitori che parlano dei loro figlioli che hanno necessità diverse, che hanno bisogni speciali. E' quella sottile sofferenza che giorno dopo giorno ti rende più attento,
ti fa cogliere le sfumature, ti cambia i gusti, le esigenze, i desideri,
le speranze. E poi i ringraziamenti. Ogni volta che qualcuno è gentile con tuo figlio, dimostra una particolare attenzione nei suoi confronti, sia esso insegnante, terapista, educatore, la gratitudine ti sommerge, senti quelle lacrime bruciarti gli occhi, premono per uscire e le ricacci giù e le asciughi in fretta. Si diventa ipersensibili, capaci di apprezzare anche le più piccole
cose, ogni piccolo progresso di tuo figlio è un qualcosa in più che
oggi riesce a fare rispetto a ieri, un divario che si restringe sempre di
più: balbettii, lallazione, carponi e......oddio, cammina. Credo che sia tutto questo che ti porta a dare un valore diverso. Sono d'accordo con te quando sostieni: "Una vita facile, da
fortunato e da vincente a tutto campo, per come io sono fatto mi avrebbe
impedito di capire tante cose, di entrare in "simpatia" con altri
dalla vita difficile. Quel poco che mi pare di aver capito specialmente delle
persone e dei loro problemi sono state le difficoltà e (perché no?)
la sofferenza a farmelo capire, e ne sono felice perché valeva la
pena!" Mio figlio ha 29 anni e anch'io se penso a come sarebbe stata la mia vita senza l'esperienza con mio figlio, a cui devo tutto ciò che sono oggi, ne ricavo un'immagine molto deludente. E mi spiace tanto per quei genitori che non riescono a metabolizzare la nascita di un figlio diverso e che cercano, in tutti i modi, di renderlo normale a volte anche con gravi ripercussioni psicologiche soprattutto negli aspetti affettivi-relazionali. Andrea Mannucci in un suo libro cita la frase di un ragazzo Down che, stanco, dice alla madre: "Fammi vivere da Down". Non ci conosciamo, ma condivido con te molte cose, frutto di esperienza e di attenzione, come ad esempio quando scrivi a proposito della scuola: ".......Abbiamo sempre ritenuto che una soluzione di questo genere non sia ottimale, ma solo un compromesso, di qualità sempre meno buona man mano che il bambino cresce e che aumenta il gap tra le sue potenzialità e quelle dei normali". Ci sono molte cose che non vanno e, penso, che noi genitori potremmo avere molto da suggerire. Il temperamento, il carattere, i contesti diversi, le famiglie di appartenenza sono tutti elementi che dovrebbero essere valutati per consentire interventi mirati e non generalizzati volti al recupero di quella peculiarità che contraddistingue ogni essere umano: la propria originalità. La nostra esperienza è una ricchezza, ma ha un grosso limite: non
ha carattere di scientificità. A voi, papà e mamma, e al vostro ragazzo, un caro saluto da un altro
papà e un'altra mamma. Nostro figlio si unisce senz'altro.
|