Journal Club
|
Aggiornato
al 24/12/02
Heller
JH, Spiridigliozzi GA, Sullivan JA, Doraiswamy PM, Krishnan RR,
Kishnani PS.
Donepezil for the treatment of language
deficits in adults with Down syndrome: A preliminary 24-week open
trial.
Terapia con donezepil per il deficit di linguaggio in pazienti adulti
con syndrome di Down: studio preliminare di 24 settimane, in aperto.
Am J Med Genet 2003 Jan 15;116(2):111-6
Abstract
Cengiz
M, Seven M, Suyugul N.
Antioxidant system in Down syndrome:
a possible role in cataractogenesis.
Sistema anti-ossidante nella sindrome di Down (SD): un possibile
ruolo nella catarattogenesi.
Genet Couns 2002; 13: 339
Abstract
Wang
WY, Ju YH.
Promoting balance and jumping skills in
children with Down syndrome.
Aiutare i bambini con sindrome di Down a migliorare l'equilibrio
e le abilità di salto.
Percept Mot Skills 2002; 94: 443
Abstract
Roizen
NJ
Medical care and monitoring for the adolescent
with Down syndrome.
prevenzione e cure mediche per gli adolescenti con sindrome di Down.
Adolesc Med 2002; 13: 345, vii
Abstract
Pilcher
ES
Continuing education course: treating the
patient with Down syndrome.
Corso di aggionamento medico per odontoiatri: trattare i pazienti
con sindrome di Down.
J Contemp Dent Pract 2001; 2: 58
Abstract
Lomholt
JF, Russell BG, Stoltze K, Kjaer I.
Third molar agenesis in Down syndrome.
Agenesia del terzo molare nella sindrome di Down.
Acta Odontol Scand 2002; 60: 151
Abstract
Bell
EJ, Kaidonis J, Townsend GC.
Tooth wear in children with Down syndrome.
L'erosione dentale nei bambini con sindrome di Down.
Aust Dent J 2002; 47: 30
Abstract
Shott
S.R., Joseph A., Heithaus D.
Hearing loss in children with Down syndrome
Int J Pediatr Otorhinolaryngol 2001; 61: 199
Abstract
Clibben
J A
Signing and lexical development in children
with Down syndrome
Downs Syndr Res Pract 2001; 7: 101
Abstract
Smith
DS
Health care management of adults with Down
syndrome.
Am Fam Physician 2001; 64: 1031
Articolo
Hassold
TJ, Burrage LC, Chan ER, Judis LM, Schwartz S, James SJ, Jacobs
PA, Thomas NS.
Polimorfismi
di alcuni enzimi coinvolti nel metabolismo dei folati ed eziologia
delle non disgiunzioni nell'uomo.
Am
J Hum Genet 2001; 69: 434
Abstract
Durmowicz
AG
Edema
polmonare in 6 bambini con sindrome di Down durante un viaggio ad
altitudini moderate
Pediatrics
2001; 108: 443
Abstract
Bonamico
M, Mariani P, Danesi HM, Crisogianni M, Failla P, Gemme G, Quartino
AR, Giannotti A, Castro M, Balli F, Lecora M, Andria G, Guarisio
G, Gabrielli O, Catassi C, Lazzari R, Balocco N, De Virgiliis s,
Culasso F, Romano C, SIGEP e Medical Genetic Group
Prevalenza
e quadro clinico della malattia celiaca tra i pazienti con sindrome
di Down in Italia: uno studio multicentrico.
J
Pediatr Gastroenterol Nutr 2001; 33: 139
Abstract
Dodd
B, Thompson L.
Disordini di linguaggio in bambini con sindrome
di Down
J Intellect Disabil Res 2001; 45 :308
Abstract
Karandikar
NJ, Aquino DB, McKenna RW, Kroft SH.
Disordine
mieloproliferativo transitorio e leucemia mieloide acuta nella sindrome
di Down. Un'analisi immunofenotipica.
Am J Clin Pathol 2001; 116: 204
Abstract
Muchova
J, Sustrova M, Garaiova I, Liptakova A, Blazicek P, Kvasnica P,
Pueschel S, Durackova Z.
Influenza
dell'età sull'attivit degli enzimi antiossidanti e dei prodotti
della perossidazione lipidica negli eritrociti e nei neutrofili
dei pazienti con sindrome di Down.
Free
Radic Biol Med 2001; 31: 499
Abstract
Brown
R, Taylor J, Matthews B.
Qualità dell'invecchiamento e sindrome
di Down
Downs Syndr Res Pract 2001; 6: 111
Abstract
|
Heller
JH, Spiridigliozzi GA, Sullivan JA, Doraiswamy PM, Krishnan RR,
Kishnani PS.
Department of Pediatrics, Duke University
Medical Center, Durham, North Carolina.
Donezepil
for the treatment of language deficits in adults with Down syndrome:
A preliminary 24-week open trial.
Terapia con donezepil per il deficit di linguaggio in pazienti adulti
con syndrome di Down: studio preliminare di 24 settimane, in aperto.
Nota: (aperto= senza garanzia di oggettività
nella valutazione dei risultati, essendo conosciuta ai ricercatori
che valutano i risultati anche l'appartenenza dei pazienti ai gruppi
dei trattati o non trattati con donezepil)
Am J Med Genet 2003 Jan 15;116(2):111-6
Abstract
Non
esiste al momento attuale alcuna terapia farmacologia di provata
efficacia per migliorare le difficoltà del linguaggio nella
sindrome di Down.
Nella sindrome di Down sono stati documentati deficit colinergici
associati ai deficit cognitivi.
Questo studio,è uno studio aperto, cioè non in doppio
cieco, di sole 24 settimane, sull'efficacia del donezepil nel deficit
di linguaggio in pazienti adulti con SD.
Lo studio mette in evidenza la possibilità che il linguaggio
espressivo migliori in seguito alla terapia con donezepil.
Gli autori stessi sottolineano i molteplici limiti metodologici
di questo studio, ma incoraggiano l'approfondimento degli effetti
di una terapia colinergica sulle funzioni linguistiche in cui il
sistema colinergico esprime un ruolo di modulazione.
Gli autori concludono che solo uno studio metodologicamente corretto
e su vasta scala potrà dare delle indicazioni più
precise sull'effetto del donezepil nel trattamento del linguaggio
e altri aspetti dello sviluppo cognitivo nella sindrome di Down.
Questo
articolo si inserisce e conferma il recentissimo commento
del prof Ezio Giacobini sulle conoscenze attuali sulla terapia con
Donezepil.
Flavia Luchino, dicembre 2002
|
Cengiz
M, Seven M, Suyugul N.
I.U. Cerrahpasa Tip Fakultesi, Genetik ve
Teratoloji Uygulama ve Arastirma Merkezi, Cerrahpasa, Istanbul,
Turkey. cengizms@ttnet.net.tr
Antioxidant
system in Down syndrome: a possible role in cataractogenesis.
Sistema anti-ossidante nella sindrome di Down (SD): un possibile
ruolo nella catarattogenesi.
Genet Couns 2002; 13: 339
Abstract
Studi
recenti hanno messo in relazione gli ossidanti, gli antiossidanti
ed alcune forme degenerative legate all'invecchiamento quali la
cataratta acquisita. Sono già note da diversi anni le alterazioni
del cristallino che frequentemente interessano le persone con SD
nell'età avanzata. Vi sono evidenze che supportano l'ipotesi
che persone con trisomia 21 abbiano un' aumentata ossidazione dei
tessuti. Questa alterazione del sistema ossidante-antiossidante
potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella formazione della cataratta
nella SD.
In questo studio sono stati analizzati campioni di sangue di 12
persone con SD e cataratta e 12 senza SD e senza problemi al cristallino,
con uguali caratteristiche di età e sesso. Lo studio dell'attività
enzimatica della superossidodismutasi (SOD), glutatione perossidasi
(GSHPx), glutatione-S-transferasi (GST) e del glutatione (GSH) ridotto
eritrocitario hanno evidenziato come la SOD ed il GSHPx erano a
livelli significativamente più alti nei soggetti con SD.
Non sono state riscontrate differenze nella GST e nel GSH.
Commento:
Questo articolo ancora una volta mette in risalto come nella
sindrome di Down sia presente un metabolismo più spostato
verso l'ossidazione. Questa situazione sta ispirando negli ultimi
anni numerosi lavori che mirano (ancora però senza successo)
ad individuare un possibile intervento di tipo farmacologico che
possa "riequilibrare" questa situazione.
Uno degli effetti legati a questo aumentato "stress ossidativo"
è secondo molti il precoce invecchiamento dei tessuti.
Gli autori di questo lavoro ipotizzano un collegamento tra la formazione
di cataratta nell'età adulta in persone con SD, (più
frequente rispetto alla popolazione generale), e l'aumentato metabolismo
ossidativo.
Alcuni aspetti di questo studio lasciano però perplessi.
Innanzitutto il collegamento tra l'aumentata ossidazione e la formazione
di cataratta è nello studio del tutto arbitrario, non è
stato cioè dimostrato scientificamente ma semplicemente ipotizzato.
E' infatti noto da analisi eseguite su soggetti senza SD che vi
è un'associazione tra cataratta ed ossidazione ma questi
lavori generalmente hanno analizzato direttamente il cristallino,
una volta asportato per eliminare la cataratta e non semplicemente
gli enzimi coinvolti nel metabolismo ossidativo presenti nel sangue
di questi soggetti. E' altresì noto che sul cromosoma 21
sono contemporaneamente presenti i geni che codificano non solo
per enzimi coinvolti nell'ossidazione ma anche un gene interessato
nello sviluppo del cristallino dell'occhio. Questo gene potrebbe
ad esempio essere non solo responsabile della cataratta congenita
ma anche in altri casi di una struttura del cristallino comunque
anomala che più facilmente predispone anche alla cataratta
acquisita nelle età successive. Aumentata ossidazione e cataratta
potrebbero quindi coesistere nelle persone con SD in maniera del
tutto o in parte indipendente.
Un altro limite dello studio è sicuramente la ridotta dimensione
del campione studiato, (solo 12 persone con SD e 12 controlli),
che non consente sicuramente di giungere a considerazioni conclusive.
L'ultima perplessità riguarda la scelta del gruppo di controllo,
(i 12 soggetti senza cataratta e senza SD). Volendo infatti dimostrare
attraverso semplici campioni di sangue che è l'aumentata
ossidazione la causa della cataratta sarebbe stato forse più
opportuno confrontare il metabolismo ossidativo di un gruppo di
persone con SD e cataratta ed un gruppo con SD senza cataratta con
uguali caratteristiche di età e sesso. (Volendo attribuire
la catarattogenesi all'aumentata ossidazione si poteva provare a
dimostrare che questa era più presente proprio nelle persone
con SD con cataratta. Studi di questo tipo sono stati già
eseguiti in persone senza SD).
In conclusione pur con delle riserve l'articolo suggerisce una suggestiva
ipotesi sulla formazione della cataratta nella SD ed ancora una
volta ci dà l'occasione per ricordare che anche nell'età
adulta è fondamentale eseguire regolari controlli oculistici.
Luca Diociaiuti, dicembre 2002
|
Wang
WY, Ju YH.
School
of Rehabilitation Medicine, Kaohsiung Medical University, Taiwan,
ROC. m760289@cc.kmu.edu.tw
Promoting
balance and jumping skills in children with Down syndrome.
Aiutare i bambini con sindrome di Down a migliorare l'equilibrio
e le abilità di salto.
Percept
Mot Skills 2002; 94: 443
Abstract
Lo
scopo di questo studio è la verifica delle capacità
di equilibrio e salto, in termini qualitativi e quantitativi,
in 20 bambini tra i 3 e i 6 anni di età con sindrome di
Down, e dell'efficacia di lezioni di salto.
Il gruppo di confronto era costituito da 30 bambini normali di
età compresa tra i 3 e i 6 anni.
Le abilità di equilibrio e di salto sono state valutate
all'inizio, pre-test, con il Motor Proficiency e il Motor Skill
Inventory, rispettivamente.
Poi i bambini con sindrome di Down hanno ricevuto una serie di
3 lezioni di salto a settimana per 6 settimane. I bambini normali
non hanno ricevuto lezioni.
Poi tutti i bambini sono stati rivalutati con gli stessi test:
post-test.
L'analisi di covarianza ha evidenziato una differenza pre-test
e post-est per l'equilibrio nella camminata sul pavimento e sulla
trave, e per il salto in lungo e in alto nei bambini con sindrome
di Down, più evidenti rispetto ai bambini normali.
Questo
studio dimostra che le difficoltà motorie dei bambini con
sindrome di Down, rispondono bene ad un programma di attività
che li aiuti a coordinare la forza e l'equilibrio. Naturalmente
il salto è stato scelto come indice misurabile di tali
attività, e fa parte di qualsiasi buon programma di attività
ginnica.
Flavia Luchino, Settembre 2002
|
Roizen
NJ
Division
of Neuroscience, Department of Pediatrics, Upstate Medical University,
Syracuse, New York 13210, USA.
Medical
care and monitoring for the adolescent with Down syndrome.
Prevenzione e cure mediche per gli adolescenti con sindrome di Down.
Adolesc
Med 2002; 13: 345, vii
Abstract
Eventuali
problemi cardiologici, oculistici e audiologici seguiti durante
l'infanzia saranno monitorati anche durante l'adolescenza. Inoltre
alcuni aspetti dermatologici o podiatrici acquistano particolare
importanza.E, anche se apparentemente in buona salute, l'adolescente
deve essere controllato per la funzione tiroidea e la malattia celiaca.
Occorre tenere presenti i sintomi precoci di artrite, diabete, leucemia,
sublussazione del collo, ed epilessia. Molto importanti diventano
la prevenzione e il trattamento dell'eccesso ponderale e dei problemi
odontoiatrici. Disturbi psichiatrici o del comportamento possono
compromettere le capacità dell'adolescente. L'educazione
sessuale, il riconoscimento dei rischi di abuso, la possibilità
di gravidanza e l'igiene durante le mestruazioni sono argomenti
che richiedono una guida attenta.
Flavia Luchino, Settembre 2002
|
Pilcher
ES
College
of Dental Medicine, Medical University of South Carolina, USA. pilchees@musc.edu
Continuing
education course: treating the patient with Down syndrome.
Corso di aggionamento medico per odontoiatri: trattare i pazienti
con sindrome di Down.
J
Contemp Dent Pract 2001; 2: 58
Abstract
La
dott.ssa Pilcher, odontoiatra e madre di un bambino con sindrome
di Down, offre la sua esperienza per i dentisti e gli igienisti
dentali. Presenta le caratteristiche fisiche e le particolarità
odontoiatriche delle persone con sindrome di Down, la frequenza
delle patologie più diffuse, in particolare le periodontiti,
e suggerisce le modalità per seguire in modo efficace questi
pazienti.
Una
bella revisione della
dott.ssa Pilcher è visibile sul sito del dott Leshin,
in inglese.
Dr.
Pilcher is an associate professor in the College of Dental Medicine,
Medical University of South Carolina, USA. This paper was originally
presented at the Sixth World Congress on Down Syndrome in Madrid,
Spain, in October, 1997. It was published in the journal Down Syndrome
Research and Practice, Vol. 5, No. 3, p 111-116, 1998.
Flavia Luchino, Agosto 2002 |
Lomholt
JF, Russell BG, Stoltze K, Kjaer I.
Department
of Orthodontics, School of Dentistry, Faculty of Health Sciences,
University of Copenhagen, Denmark.
Third
molar agenesis in Down syndrome.
Agenesia del terzo molare nella sindrome di Down.
Acta
Odontol Scand 2002; 60: 151
Abstract
Un gruppo di persone
danesi con sindrome di Down ( 39 F e 31 M ) sono state sottoposte
a studi radiografici per evidenziare tipo e frequenza di agenesia
del terzo molare. La frequenza è risultata quattro volte
superiore rispetto ai gruppi di controllo, e più alta rispetto
ai risultati di studi precedenti. La frequenza non differiva tra
maschi e femmine, e si presentava più sovente nella mascella
che nella mandibola.
Oltre all'importanza clinica, è importante che queste variabili
siano tenute presenti negli studi genetici sulle interazioni tra
genotipo e fenotipo, poichè nella formazione dei denti sono
coinvolti diversi geni.
Flavia Luchino, Agosto 2002
|
Bell
EJ, Kaidonis J, Townsend GC.
Dental
School, The University of Adelaide, South Australia.
Tooth
wear in children with Down syndrome.
L'erosione dentale nei bambini con sindrome di Down.
Aust
Dent J 2002; 47: 30
Abstract
Molti studi hanno descritto
le conseguenze di carie e periodontiti sulle persone con sindrome
di Down, ma pochi hanno studiato l'importanza dell'erosione dentale.
in questo studio si evidenziano la prevalenza, l'eziologia e la severità
dell'erosione dentale i 49 persone Down, confrotate con 49 controlli.
METODI: sono stati studiati tre aspetti: esame della bocca con calco
dei denti; un diario alimentare di tre giorni; un questionario su
abitudini, farmaci e problemi medici. La gravità delle erosioni
dentali sono state classificate con una scala di quattro intensità
( da nulla a poco; moderata; severa; molto severa), mentre l'eziologia
è stata classificata come dovuta soprattutto ad attrito, ad
erosione, o ad una combinazione dei due fattori. Le valutazioni sono
state eseguite in doppio per verificarne la validità, e quindi
confrontate con il metodo del chi-quadro. Risultati: l'erosione dentale
era molto più frequente (p<0.01) nelle persone con sindrome
di Down ( 67.4% contro 34.7%), e anche più severa (59.2% contro
8.2% di erosioni di grado severo o molto severo). I bambini Down presentavano
più frequentemente cause multifattoriali,cioè sia attrito
che erosione (46.7% contro 28.6%), mentre non si sono trovate differenze
significative nei diari alimentari. Il reflusso gastroesofageo e vomito
sono stati segnalati in oltre il 20% delle persone con sindrome di
Down.
CONCLUSIONI: è necessario un programma di prevenzione e cura
che tenga presente anche le possibili conseguenze di queste alterazioni
dentali.
Flavia Luchino, Agosto 2002
|
Shott
S.R., Joseph A., Heithaus D.
Department
of Pediatric Otolaryngology, Children's Hospital Medical Center,
3333 Burnet Avenue, Cincinnati, OH 45229, USA. shots0@chmcc.org
Hearing loss in children with Down syndrome
Int
J Pediatr Otorhinolaryngol 2001; 61: 199
Abstract
Le
otiti medie croniche e la possibilità di andare incontro
ad ipoacusia sono problemi comuni dei bambini con sindrome di Down.
L'incidenza di sordità in questi bambini varia, nei diversi
studi, dal 38% al 78%. La maggior parte dei dati sono ricavati da
studi di tipo retrospettivo, non controllati e poche sono le informazioni
sulla gestione clinica di tali problematiche. Gli autori di questo
studio si propongono di fornire informazioni più accurate
relativamente ai problemi di pertinenza otorinolaringoiatrica nei
bambini con sindrome di Down con lo scopo di stabilire delle norme
accurate di gestione. I 48 bambini studiati avevano un età
compresa tra 11 mesi e 3 anni con una media di 10 mesi. Furono valutati
ogni sei mesi con esame clinico e valutazione audiologica (potenziali
evocati auditivi o audiometria comportamentale). All'ingresso nello
studio ben l'81% dei bambini presentavano un'alterazione della soglia
uditiva di grado variabile da lieve a severo. La scelta degli autori
di fronte alla presenza di otite media cronica era un atteggiamento
di tipo aggressivo sia medico che chirurgico, mediante posizionamento
di tubo endotimpanico allo scopo di raggiungere il miglior livello
uditivo possibile. In particolare veniva posizionato il tubo endotimpanico
se il bambino presentava da 3 a 5 episodi di otite in un anno o
una persistenza di fluido nell'orecchio medio per due-tre mesi.
Solo 4 (8,5%) bambini ottennero un audiogramma ottimale senza alcun
intervento medico o chirurgico. In 4 (8,5%) fu sufficiente il trattamento
medico con antibiotici, mentre nella maggior parte (83%) fu necessario
il trattamento chirurgico di posizionamento di tubo endotimpanico.
In questi ultimi, nel 45% fu necessario un solo intervento; il 42,5%
dei bambini richiese il posizionamento per due volte del tubo endotimpanico,
il 7,5% per tre volte e il 5% per ben 4 volte. Utilizzando questa
"strategia aggressiva" gli autori trovano una incidenza di
sordità molto più bassa rispetto a quella precedentemente
riportata. Solo il 2% dei bambini dopo trattamento aggressivo dell'otite
media cronica, presentavano ancora una ipoacusia. Di fronte a tali
risultati incoraggiano un attenta valutazione otorinolaringoiatrica
dei bambini con sindrome di Down e un trattamento aggressivo dell'otite
media cronica.
Isabella Vasta
|
Clibben
J A
Centre
for Thinking and Language, University of Plymouth. jclibbens@plymouth.ac.uk
Signing and lexical development
in children with Down syndrome
Downs
Syndr Res Pract 2001; 7: 101
Abstract
Lo
sviluppo del linguaggio nei bambini con sindrome di Down è
ritardato relativamente allo sviluppo generale cognitivo, motorio
e sociale ed esiste anche una evidenza di un ritardo specifico nella
morfologia e nella sintassi, con molti adulti che mostrano problemi
persistenti in tali ambiti. Sembra che l'uso combinato di input
scritti e parlati possa favorire precocemente e significativamente
lo sviluppo del linguaggio; questa evidenza proviene inizialmente
da studi di singoli casi e più recentemente da studi controllati.
Ricerche su bambini con difficoltà uditive o sordi, così
come bambini con sindrome di Down, hanno dimostrato l'importanza
di stabilire attenzione sullo sviluppo del vocabolario. L'uso del
linguaggio scritto che è utile per facilitare lo sviluppo
del linguaggio nei bambini sordi, è discusso nei bambini
Down in cui può essere utile l'uso di altri sistemi di comunicazione
quali i simboli grafici ed il disegno.
Elena Zupi
|
Smith
DS
Medical
College of Wisconsin, Milwaukee, Wisconsin
Health
care management of adults with Down syndrome.
Am
Fam Physician 2001; 64: 1031
Articolo
Questo
articolo, diretto ai medici per gli adulti,
riveste un'importanza strategica per i pediatri che seguono per
molti anni lo sviluppo del bambino, consapevoli delle sue possibilità
di vivere una vita sana con tutte le sue forze: quel bambino diventerà
un adulto che vive affetti e senso di responsabilità. Anche
da adulto avrà bisogno delle normali cure che servono a tutti
noi, oltre alle attenzioni dovute alla sua sindrome.
I
controlli di salute delle persone adulte con sindrome di Down prevedono
una particolare attenzione per disfunzioni tiroidee o diabete, valvulopatie
acquisite, artrite, difficoltà della vista, dell'udito, della
respirazione notturna.
L'autore
sottolinea come alcuni di questi disturbi possano esprimersi inizialmente
con disturbi del comportamento o dell'umore che potrebbero avere
una spiegazione clinica e una soluzione semplice.
Il rapporto di fiducia con un medico che segua nel tempo l'evoluzione
della persona con sindrome di Down, permette di valutare le caratteristiche
del suo comportamento, nonostante alcune difficoltà espressive
verbali; è importante lavorare sempre in collaborazione con
i familiari.
Alcuni
sintomi comportamentali possono invece essere dovuti a depressione,
a causa del cambiamento di abitudini o la perdita di una persona
cara. I sintomi di malattia di Alzheimer sono più frequenti
nelle persone con sindrome di Down, ma difficilmente prima dei 40
anni, e davvero rari rispetto ai più comuni problemi emotivi.
E' anche possibile che la frequenza di malattia di Alzheimer sia
stata sovrastimata negli studi epidemiologici, proprio perché
si tratta di una diagnosi clinica di esclusione, i cui sintomi iniziali
sono comuni a molti altri disturbi meno complessi.
Un
altro problema controverso per la sua potenziale gravità,
nonostante la rarità, è la dislocazione atlanto-assiale.
Il 14% delle persone Down ha segni radiologici di instabilità
dell'articolazione tra la prima e la seconda vertebra cervicale:
la distanza tra il processo odontoideo dell'epistrofeo e l'arco
dell'atlante è superiore a 4.5mm, probabilmente a causa di
una iperlassità del legamento, ma la radiografia non è
predittiva di sintomatologia clinica, ed è inaffidabile perché
le misurazioni possono cambiare nel tempo. Invece l'osservazione
di sintomi precoci di compressione midollare richiede immediati
accertamenti con la Risonanza magnetica. Solo una persona Down su
cento presenta segni di compressione midollare. E' opportuno che
anche i familiari siano consapevoli del significato di alcuni sintomi,
come i disturbi dell'andatura, il dolore cervicale, la diminuzione
della forza muscolare o il cambiamento del controllo degli sfinteri,
e possano riferirsi ad un medico di fiducia. In questi casi si può
intervenire con terapie chirurgiche di artrodesi.
In assenza di questi rari sintomi si deve incoraggiare l'esercizio
di una qualsiasi attività sportiva: una limitazione sarebbe
incoerente con i dati scientifici e soprattutto dannosa per la qualità
di vita, fisica, emotiva e sociale.
Prendersi
cura di una persona adulta con sindrome di Down significa anche
assicurare un buon coordinamento tra il sostegno didattico, la vita
di relazione, l'autonomia e l'impegno lavorativo. Il coordinamento
coltiva efficaci canali di comunicazione tra operatori, e diventa
così il presupposto per la prevenzione e la diagnosi precoce.
Flavia Luchino
|
Hassold
TJ, Burrage LC, Chan ER, Judis LM, Schwartz S, James SJ, Jacobs
PA, Thomas NS.
Department
of Genetics and The Center for Human Genetics, Case Western Reserve
University and University Hospitals of Cleveland, Cleveland, OH
44106, USA. tjh6@po.cwru.edu
Polimorfismi
di alcuni enzimi coinvolti nel metabolismo dei folati ed eziologia
delle non disgiunzioni nell'uomo
Am
J Hum Genet 2001; 69: 434
Abstract
Sono
stati pubblicati diversi articoli riguardanti le possibili cause
di trisomia nell'uomo. In particolare per quello che riguarda la
trisomia 21 sono stati trovati interessanti collegamenti con l'enzima
MTHFR e MTTR, in accordo con quanto emerso in questo studio per
la trisomia 18 (per quanto riguarda l'MTHFR). Per i restanti cromosomi,
non si può escludere che la non significatività statistica
dell'associazione con i polimorfismi di MTHFR ed MTTR in questo
studio, sia da attribuire alle ridotte dimensioni del campione.
Sono sicuramente necessari ulteriori e più ampi studi, per
far luce su un problema da una parte molto complesso, dall'altra
di estremo interesse, considerata la possibilità ventilata
da alcuni ricercatori di poter ridurre l'incidenza di trisomia 21
con il semplice apporto di folati e vitamina B12 nella dieta.
Dalla prima identificazione di una trisomia nell'uomo, ormai più
di 40 anni fa, sono stati fatti numerosi tentativi di individuare
i fattori che influenzano la non-disgiunzione nella specie umana.
Purtroppo queste ricerche non hanno portato ad evidenziare un fattore
di rischio certo per la non-disgiunzione, fatta eccezione per l'età
materna avanzata. Recentemente alcuni studi hanno evidenziato un
legame tra la trisomia 21 ed i polimorfismi di alcuni enzimi coinvolti
nel metabolismo dei folati presenti nella madre. In questo lavoro
gli autori hanno riportato i risultati di studi riguardanti i polimorfismi
di alcuni enzimi del metabolismo dei folati nella madre e l'eventuale
connessione con le trisomie dei cromosomi 2, 7, 10, 13, 14, 15,
16, 18, 22 e dei cromosomi sessuali.
E'
stato analizzato il DNA di madri che avevano avuto concepimenti
trisomici di accertata origine materna. Per i controlli sono stati
presi campioni di DNA che, quando possibile, appartenevano a madri
che avevano avuto concepimenti con aberrazioni cromosomiche, non
però di origine materna. Successivamente sono stati studiati
i campioni per la ricerca dei polimorfismi degli enzimi metilentetraidrofolatoreduttasi
(MTHFR) - 677 C-->T per MTHFR - e metionina sintetasi reduttasi
(MTRR) - 66 A-->G per MTTR-. E' stata poi analizzata l'eventuale
associazione tra determinati polimorfismi dei due enzimi e l'occorrenza
di trisomia.
L'unica
trisomia che ha mostrato un'associazione statisticamente significativa
con i polimorfismi è la 18 per quanto riguarda l'enzima MTHFR.
In tutti gli altri casi non è stata trovata alcuna associazione.
Gli
autori concludono dicendo che è possibile che i risultati
dei precedenti studi che avevano collegato i polimorfismi materni
alla trisomia 21 siano stati fortuiti. Questo sarebbe confermato
dalla mancanza di una familiarità per la non disgiunzione
e dalla mancanza di differenze tra le varie razze e da altri studi
che confutano l'ipotesi collegata ai polimorfismi. Comunque, considerata
l'associazione trovata tra la trisomia 18 e l'enzima MTHFR, non
si può escludere che vi sia una interazione tra alcuni polimorfismi
degli enzimi di cui sopra e le trisomie, che se provata costituirebbe
una scoperta di straordinaria importanza, anche per le possibili
ricadute terapeutiche
Luca Diociaiuti
|
Durmowicz
AG
Division
of Pediatric Pulmonology, University of Utah Health Science Center
and Primary Children's Medical Center, Salt Lake City, Utah 84132,
USA. anthony.durmowicz@hsc.utah.edu
Edema
polmonare in 6 bambini con sindrome di Down durante un viaggio ad
altitudini moderate
Pediatrics
2001; 108: 443
Abstract
Questo articolo, pur con tutti
i limiti dovuti alla scarsità del campione, porta all'attenzione
di tutti la possibilità che i bambini con sindrome di Down
sviluppino un edema polmonare se portati in quota. Definire moderate,
come indicato nel titolo, le altitudini alle quali si sono trovati
questi bambini ci sembra azzardato. A tal proposito riportiamo le
altitudini di alcune delle principali località montane italiane.
I
bambini con sindrome di Down (SD) hanno ormai una lunga aspettativa
di vita e partecipano attivamente ad attività ricreative
tra cui anche escursioni ad altitudini elevate. Questo studio si
è proposto di effettuare un'analisi retrospettiva dei casi
di edema polmonare da altitudine (HAPE) verificatisi nei precedenti
15 anni al Children's Hospital di Denver, Colorado, prendendo spunto
da un caso di edema polmonare da altitudine (HAPE), osservato in
un bambino con SD.
Sono
stati analizzati i casi di bambini dimessi con diagnosi di HAPE
o di altri disturbi da altitudine presso il Children's Hospital
di Denver. Sono state ricostruite 52 storie cliniche e di queste
ben 6 erano di bambini con SD. I criteri diagnostici hanno incluso
la presenza di ipossiemia, (cianosi e bassa saturazione di ossigeno
o bassa pressione parziale di ossigeno nel sangue arterioso), presenza
di rantoli a marea montante o di escreato schiumoso, un Rx polmonare
compatibile con edema polmonare ed un pronto miglioramento dopo
ossigenoterapia o dopo discesa ad altitudini minori.
Casi
clinici
N.
Pz. |
Età
|
Altitudine
(mt.) |
Durata
altitudine (ore) |
Shunt
sin-dx |
Ipert.Polmonare
cronica |
Circolazione
polmonare anormale nell'infanzia |
IVAS
(#) |
1 |
14 |
1738 |
4 |
No |
No |
Si (PDA) |
Si |
2 |
3 |
2744 |
<1 |
Si |
Si |
- |
Si |
3 |
3 |
3049 |
<1 |
No |
No |
No |
Si |
4 |
6 |
3252 |
<1 |
No |
Si |
Si (DIV e PDA) |
No |
5 |
4 |
2744 |
1 |
No |
No |
Si (DIA) |
Si |
6 |
2 |
2744 |
3 |
Si |
Si |
- |
Si |
(#)
IVAS: infezione vie aeree superiori in corso o precedente all'escursione.
Tutti
i bambini presentavano una buona funzionalità cardiaca a
conferma del fatto che l'edema polmonare non è stato determinato
da uno scompenso cardiaco sinistro.
Questi
casi sono di particolare interesse, considerate le basse altitudini
ed il breve tempo di permanenza.
I dati suggeriscono che i bambini con SD siano predisposti a sviluppare
HAPE.
Caratteristiche
della SD che predispongono alla HAPE:
-
Reattività vascolare polmonare accentuata con ipertensione
polmonare in caso di iperafflusso polmonare.
- Possibilità
di preesistente iperafflusso polmonare da cardiopatia congenita
(ad es. pz. 2 e 6).
- Polmoni
più piccoli della norma (minore sezione del letto vascolare
polmonare).
- Pregressa
anormalità della circolazione polmonare che determina una
anomala reattività della stessa nelle epoche successive
(ad es. pz. 1,4 e 5).
- Maggiore
propensione alle infezioni. Difatti
gli stati infiammatori anche lievi predispongono alla HAPE nei
bambini.
- Alta
incidenza di apnea ed ipoventilazione.
Gli
autori non credono che questi 6 casi siano una semplice coincidenza,
bensì che i bambini con SD siano a rischio di HAPE. Difatti
la SD presenta più frequentemente le caratteristiche anatomo-funzionali
che favoriscono l'insorgenza di questa patologia. Queste caratteristiche,
unite ad altre cause quali la rapida velocità di ascensione
o la compresenza di stati di infezione determinano l'insorgenza
della patologia.
I
dati presenti nel lavoro pongono seriamente il dubbio della sicurezza
per bambini con SD a salire anche ad altitudini moderate, specialmente
nei casi di circolazione polmonare alterata. E' consigliabile avvertire
le famiglie con bambini con SD della possibilità di un rischio
aumentato ad effettuare viaggi e soggiorni anche ad altitudini moderate.
Per
le considerazioni su questo studio concordiamo con quanto scritto
sul sito Down
syndrome: Health Issues, del dott. Len Leshin.
Noi possiamo aggiungere che le altitudini prese in considerazione
nello studio non ci sembrano poi così moderate come indicato
nel testo.
A titolo di esempio riportiamo le altezze dal livello del mare di
alcune località italiane:
LOCALITA' |
ALTITUDINE
(mt.) |
Sestriere
(TO) |
2033
|
Bormio
(SO) |
1225
|
Madonna
di Campiglio (TN) |
1522
|
Ortisei (BZ) |
1234 |
Ovindoli (AQ) |
1375 |
Roccaraso (AQ) |
1236 |
Cortina
d'Ampezzo (BL) |
1224
|
Luca Diociaiuti
|
Bonamico
M, Mariani P, Danesi HM, Crisogianni M, Failla P, Gemme G, Quartino
AR, Giannotti A, Castro M, Balli F, Lecora M, Andria G, Guarisio
G, Gabrielli O, Catassi C, Lazzari R, Balocco N, De Virgiliis s,
Culasso F, Romano C, SIGEP
e Medical Genetic Group
Department
of Paediatrics, La Sapienza University, Rome, Italy. margherita.bonamico@uniroma1.it
Prevalenza e quadro clinico della malattia
celiaca tra i pazienti con sindrome di Down in Italia: uno studio
multicentrico
J
Pediatr Gastroenterol Nutr 2001; 33: 139
Abstract
E' stato condotto uno studio multicentrico su pazienti con sindrome
di Down per stimare la prevalenza della malattia celiaca e per mostrare
le caratteristiche cliniche e di laboratorio peculiari in questi
soggetti. Metodi: Gli autori hanno studiati 1202 pazienti con sindrome
di Down. 55 pazienti con malattia celiaca (gruppo 1) sono stati
confrontati con 55 pazienti AGA positivi-EMA negativi (gruppo 2)
e con 57 AGA negativi-EMA negativi (gruppo 3). Risultati: E' stata
fatta diagnosi di malattia celiaca in 55 dei 1202 soggetti studiati
(4,6%). Nel gruppo 1, i centili di peso e altezza erano spostati
verso sinistra, mentre erano distribuiti in maniera normale nei
gruppi 2 e 3. Nei pazienti celiaci la diarrea, il vomito, la difficoltà
di accrescimento, l'anoressia, la stipsi e la distensione addominale
erano più frequenti rispetto agli altri due gruppi. Bassi
livelli di Hb, ferro e calcio erano osservabili più frequentemente
nel gruppo 1. La diagnosi di malattia celiaca è stata posta
dopo un periodo medio di 3,8 anni dall'esordio dei sintomi. Il 69%
manifestava sintomi di presentazione classici, l'11% presentava
sintomi atipici, il 20% presentava una celiachia silente. Disordini
autoimmuni erano più frequenti (30,9%) nel gruppo 1 rispetto
agli altri due gruppi esaminati (15%; p<0,05). Conclusioni: questo
studio riconferma una alta prevalenza di malattia celiaca nei pz
con sindrome di Down. Comunque, il ritardo nella diagnosi, il rilevamento
di sintomi atipici o di forme silenti in un terzo dei casi e la
aumentata incidenza di disordini autoimmuni suggerisce la necessità
di effettuare uno screening per la malattia celiaca in tutti i soggetti
con sindrome di Down.
Rossella Di Bartolomeo
|
Dodd
B, Thompson L.
Department
of Speech, University of Newcastle upon Tyne, Newcastle upon Tyne,
UK.
Disordini
di linguaggio in bambini con sindrome di Down
J
Intellect Disabil Res 2001; 45 :308
Abstract
Dallo
studio emerge che il linguaggio dei bambini con sindrome di Down
è spesso incomprensibile, ma il disordine fonologico è
diverso rispetto a quello di bambini con altro tipo di deficit intellettivo.
L'intervento logopedico deve quindi essere finalizzato al disordine
di linguaggio specifico della sindrome di Down.
Il
linguaggio dei bambini con sindrome di Down è spesso incomprensibile,
diversamente da molti altri bambini che hanno un deficit intellettivo.
Comunque, la natura del loro disordine di linguaggio è controversa.
I modelli di errore di linguaggio di bambini con sindrome di Down
sono stati confrontati con quelli della media intellettiva di bambini
con disordini fonologici i cui errori erano caratterizzati da inconsistenza.
Il gruppo era testato sulla base della percentuale di consonanti
prodotte erroneamente. I dati non hanno rilevato alcuna differenza
tra i gruppi in termini di numero di parole che erano prodotte inconsistentemente
su produzione ripetuta in un compito di nominare i disegni. Comunque,
altre analisi hanno rilevato delle differenze nel tipo di errore
prodotto dal gruppo nel quale i bambini con disordine fonologico
caratterizzato da errori di inconsistenza, producevano maggior cambio
di parole nella produzione ripetute rispetto al gruppo con sindrome
di Down. Sottolineando i deficit, la pronuncia inconsistente di
parole nei due gruppi di bambini analizzati è apparsa diversa.
Strategie d'intervento devono avere come obiettivo identificare
il deficit.
Elena Zupi
|
Karandikar
NJ, Aquino DB, McKenna RW, Kroft SH.
Division
of Hematopathology and Immunology, Department of Pathology, University
of Texas-Southwestern Medical Center at Dallas, USA.
Disordine
mieloproliferativo transitorio e leucemia mieloide acuta nella sindrome
di Down. Un'analisi immunofenotipica.
Am
J Clin Pathol 2001; 116: 204
Abstract
Lo studio è stato condotto su 18 pazienti con sindrome
di Down, analizzando l'espressione di un linfoide multiplo mielomonocito
e degli antigeni megacariocitici sulla proliferazione blastica.
La similarità immunofenotipica emersa, suggerisce una relazione
biologica tra disordine mieloproliferativo transitorio, leucemia
mieloide acuta e sindrome di Down.
L'analisi
immunofenotipica del disordine mieloproliferativo transitorio (TMD)
e della leucemia mieloide acuta (AML) utilizzando la citometria
di flusso multiparametrica può far intuire il rapporto esistente
tra di loro. Noi abbiamo analizzato retrospettivamente l'espressione
di un linfoide multiplo mielomonocito, e degli antigeni megacariotici
sulla proliferazione blastica su 18 pazienti con la sindrome di
Down (AML,TMD). Le AML e i TMD avevano in comune varie caratteristiche
immunofenotipiche. I blasti in tutte le espressioni CD45, CD38 e
CD33 più AML e tutti i TMD erano CD36+; e la maggioranza
esprimeva CD41 e CD61 suggerendo una differenziazione megacariocitica.
La maggior parte dei casi erano CD34+, CD14 e Cd64. C'era un'espressione
aberrante dell'antigene CD7 associato alle cellule T in molte AML
e TMD. CD56 era espresso in modo aberrante in 5 AML e 7 TMD. La
differenza maggiore tra i disordini era il modello di espressione
dei markers mieloidi CD11b e CD13; ognuno era espresso in 8 AML
ma solo 2 TMD. I blasti erano HLA DR positivi in 3 AML e in 7 TMD.
I blasti in TMD e AML nella sindrome di Down hanno un caratteristico
immunofenotipo distinto da AML in altre situazioni. La similarità
immunofenotipica suggerisce una relazione biologica tra i disordini;
comunque, sono state osservate anche differenze tra i distinti immunofenotipi.
Elena Zupi
|
Muchova
J, Sustrova M, Garaiova I, Liptakova A, Blazicek P, Kvasnica P,
Pueschel S, Durackova Z.
Institute
of Medical Chemistry, Biochemistry, and Clinical Biochemistry, Faculty
of Medicine, Comenius University, Bratislava, Slovakia.
Influenza dell'età sull'attività degli
enzimi antiossidanti e dei prodotti della perossidazione lipidica
negli eritrociti e nei neutrofili dei pazienti con sindrome di Down.
Free
Radic Biol Med 2001; 31: 499
Abstract
In
uno studio condotto su 37 persone con sindrome di Down è
stato rilevato un rapporto tra superossido dismutasi e glutatione
perossidosi più elevato rispetto ai controlli. Ciò
suggerisce l'ipotesi di un disordine ossidativo che, poiché
potrebbe contribuire ad accelerare l'invecchiamento, come osservato
in questi individui.
37
individui con sindrome di Down sono stati divisi per età
in quattro categorie: (1) da uno a 6 anni, (2) da 6 a 13 anni, (3)
da 13 a 20 anni e (4) al di sopra dei 20 anni. Le attività
degli enzimi antiossidanti ritrovata nelle quattro categorie per
età erano diverse, ma le differenze tra i gruppi per età
non erano statisticamente significativa. Abbiamo confermato un'attività
significativamente più alta della Cu/Zn superossido dismutasi
(SoD) e della glutatione perossidasi nelle cellule ematiche della
popolazione con sindrome di Down confrontata con 35 controlli che
consistevano, per la prima volta, in fratelli dei bambini con sindrome
di Down. Non è stata trovata una differenza significativa
nell'entità della catalasi e della glutatione reduttasi nella
sindrome di Down in confronto ai controlli. Una differenza significativa
è stata osservata nella concentrazione sierica della malondialdeide
(MDA) nella sindrome di Down rispetto ai controlli (8.39 +/- 0.34
microsmoli/l rispetto a 7.34 +/- 0.2 microsmoli/l; p=.021) e la
concentrazione di MDA negli eritrociti degli individui con sindrome
di Down tra il terzo e il quarto gruppo per età (p=.05).
Nelle persone con sindrome di Down è stato trovato un elevato
rapporto tra superossido dismutasi e glutatione perossidasi rispetto
ai controlli, in tutte le categorie per età, suggerendo un
distinto ossidativo, che può contribuire ad accelerare l'invecchiamento
osservato in queste persone.
Elena Zupi
|
Brown
R, Taylor J, Matthews B.
Flinders
University of South Australia. roy.brown@flinders.edu.au
Qualità
dell'invecchiamento e sindrome di Down
Downs
Syndr Res Pract 2001; 6: 111
Abstract
L'articolo,
basato su una ricerca qualitativa pilota, sulla qualità di
vita della popolazione con sindrome di Down che si trova nella fascia
di età superiore compresa tra i 45 e i 70 anni. Attraverso
l'uso di un questionario, sono state annotate le esperienze di vita
corrente e gli interessi di un piccolo gruppo di individui, insieme
con alcune delle loro percezioni riguardanti il passato e il presente,
incluso il loro punto di vista sul processo di invecchiamento. Sono
state formulate delle raccomandazioni particolarmente in relazione
alla necessità di riconoscere i principi della variabilità,
percezione e scelta, mentre si provvede ad un supporto per incoraggiare
ad uno stile di vita dignitoso e attivo.
Elena Zupi
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|
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