Il maestro
Lettera ad una madre coraggiosa
Mi piace ricordare la nostra incomprensione iniziale
Mi immagino la confusione e l'affanno che ti ha portata dalla Dirigente
Scolastica a manifestare le tue preoccupazioni per questo maestro che si permetteva
di dire e fare “cose” che apparivano sicuramente poco appropriate
e fuori dagli schemi.
Poi ci siamo parlati. Hai cercato di farmi comprendere la tua ansia, la tua
delusione perché non riuscivi a parlare la nostra lingua, a farci capire
che Andrea era prima di tutto un bambino con i bisogni di tutti i bambini della
sua età, che avevi bisogno di parlare con noi per partecipare alla nostra
“pedagogia”;
mi hai parlato e fatto conoscere i principi della “Pedagogia dei Genitori”.
Ho cercato di farti comprendere la mia ansia nel cercare un “contatto”,
un mezzo che mi permettesse un livello di comprensione reciproca con il bimbo
non standardizzato e convenzionale, un tramite che mi permettesse di comprendere
il modo di trarre profitto reciproco dalla presenza di Andrea in classe, un
sistema che, integrando il metodo educativo con concetti semplici, non svilisse
il rapporto pedagogico in una “lezione a parte”.
Sembra che la sinergia funzioni. Personalmente mi aspetto molto, non voglio
che l'idea dell'handicap limiti precocemente il tentativo in corso,
non ho nessuna intenzione di mettermi a disquisire ed a ricercare e riconoscere
le “carenze tipiche possibili o prevedibili” del bimbo, non ci
credo, penso che i suoi risultati siano proporzionati all'impegno che
complessivamente sapremo mettere in campo. Stavo per aggiungere: “compatibilmente
con le sue capacità”; pensiero atroce che sicuramente ha limitato
e limita molti miei colleghi o genitori, concetto che è tuttora vigente
nella normativa scolastica e che si può tranquillamente leggere sulle
schede quadrimestrali.
Ma quali sono i limiti di Andrea? Perché presupporre che tali limiti
esistano? Cosa ci può dare questa sicurezza per cui siamo arrivati al
limite? Non è forse questa concezione una sorta di razzismo strisciante
e di comodo? Certamente è faticoso, molto faticoso, specialmente in
certe situazioni di classi come la nostra, dove ogni anno si deve rincominciare
a lottare per avere il minimo necessario per poter lavorare; intellettualmente
impegnativo cercare tutti i modi ed i sistemi, con una ricerca continua ed
un lavoro di equipe costante, per poter fare quello che stiamo facendo con
Andrea. E' vero quello che scrivi, forse ci aspettano tempi più bui,
può essere, adesso però diamoci dentro pensando a come riesce
a sorriderci tuo figlio, a come, fra il compiaciuto e l'orgoglioso, riesce
a rimarcare ogni suo successo.
Il merito comunque è tuo, madre coraggiosa; hai tentato, tentato e ritentato
ancora. Ti auguro di aver trovato un po' di
quell'arcobaleno
di cui scrivi così bene nel tuo articolo; la pignatta
dell'oro lasciamola stare, troppo spesso ci rovina.
Il maestro