Breve commento sulle testimonianze dei fratelli e delle sorelle
della Dott.ssa Anna Zambon Hobart Non c'è molto da aggiungere a queste testimonianze che descrivono tutte in un modo o nell'altro oltre al grande affetto e tenerezza nei confronti del fratello\sorella con SD, il senso di disorientamento provato dai fratelli anche piccolissimi difronte alla consapevolezza di un dramma da cui si sentono esclusi. I loro genitori, pensando di proteggerli da una sofferenza che è la propria, non danno spiegazioni che sarebbe semplicissimo dare se solo riuscissero ad essere più sereni. Raffaella a 10 anni spiega a Federico di 5 anni, che alla sorellina con SD la lampadina della comprensione si accende molto più lentamente che all'Archimede Pitagorico dei fumetti. Questa spiegazione semplicissima aiuta Federico a capire che cosa è il ritardo mentale : una sorella o un fratello con SD ci mettono più tempo a imparare le cose. Nella nostra esperienza con le famiglie, il silenzio sulla SD con gli altri figli è un problema assai comune. E' lo stesso silenzio che alcuni genitori hanno sperimentato se il medico ha parlato molto poco e se le parole dette sono suonate come una condanna senza appello o come un errore che si poteva evitare. Allora il pensiero di esporre gli altri figli alla stessa esperienza drammatica diventa molto difficile. Anche se l'approccio del medico è stato adeguato, molti genitori preferiscono non affrontare il discorso con gli altri piccoli, in qualche modo per non fare loro il male che hanno provato al momento della diagnosi. Spiegano la loro reticenza dicendo che il figlio non Down è troppo piccolo per capire, oppure che è così affettuoso che potrebbe smettere di esserlo. Una madre ha raccontato di aver sentito sua figlia di poco più di due anni china sulla culla dire al fratellino appena nato”Io ti voglio bene, sai?” e poi chiedere al padre che piangeva di dargli un bacio. Questa bambina a soli due anni proteggeva e consolava suo fratello e suo padre. Alessandro a tre anni aveva il cruccio di dover dire a sua madre che sua sorella era diversa, assumendosi quel ruolo adulto che avrebbe voluto nei propri confronti. Spesso i genitori confondono le proprie emozioni e i propri ruoli con quelli dei figli, secondo un meccanismo psicologico comune a noi tutti soprattutto con i figli o con le persone che ci sono più vicine. Ma essere un fratello o una sorella è assai diverso che essere un genitore. Secondo le ricerche sulla famiglia di persone con SD, si può rilevare che sui fratelli e sul loro rapporto ci siano numerosi aspetti positivi Sono più affettuosi col fratello con SD che con gli altri fratelli Sono più maturi socialmente e in grado di manifestare comprensione per le differenze individuali delle persone Sono più flessibili e in grado di tollerare i cambiamenti Sono più riflessivi Sono più responsabili, più affettuosi e più generosi. Anna Zambon Hobart della stessa autrice:
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