Effetti dei modelli di valutazione della Qualità di Vita
sull'evoluzione della ricerca scientifica e della pratica
clinica nella Sindrome di Down
Brown RI The effects of quality of life models on the development of research and practice in the field of Down syndrome Down Syndr Res Pract. 1998;5(1):39-42. Roy I Brown, Ph.D. Traduzione: Daniela
Pittiglio, traduttrice volontaria per il progetto
www.conosciamocimeglio.it - Siviglia, Marzo 2005
Revisione: Flavia Luchino, pediatra di famiglia, comitato scientifico Associazione Italiana Persone Down, coordinatrice del progetto www.conosciamocimeglio.it Roma, Agosto 2005 We are grateful to Dr Jo Nye of the Down Sydrome Educational Trust for
permission to translate and publish this article from Down
Syndr Res Pract. 1998;5(1):39-42. Effetti dei modelli di valutazione della
Qualità di Vita
sull'evoluzione della ricerca scientifica e della pratica clinica nella Sindrome di Down RiassuntoQuesto studio riassume i recenti sviluppi nel campo della disabilità intellettiva, in relazione all'evolversi dei modelli di valutazione della Qualità di Vita. Tali osservazioni sono utili sia per la pratica professionale che per la ricerca scientifica. Sono riportati alcuni esempi applicati alla sindrome di Down. Ricerca scientifica e qualità di vitaSolo recentemente, nel corso degli ultimi anni, sono stati svolti ampi studi in relazione alla possibilità di intervenire sulla qualità di vita nel campo della disabilità intellettiva. Alcuni esempi sono presenti nei lavori di Renwick, Brown e Nagler (1996) e Brown, Bayer e Brown (1992). La qualità di vita è considerata come uno sviluppo del concetto di benessere. Felce e Perry (1997) hanno definito 5 aree del benessere, che aiutano a comprendere meglio cosa si intende per qualità di vita:
La qualità di vita, inoltre, è vista in maniera olistica nell'ambito della vita individuale di ogni persona. Queste riflessioni sono importanti non solo in relazione al vissuto delle persone che presentano ritardo mentale, ma anche di tanti altri stakeholders, intesi come tutte le altre persone coinvolte: i familiari, i partners, gli operatori impegnati a diversi livelli. Dall'ampia gamma delle componenti elencate nella figura 1, derivano applicazioni importanti sia nel campo della ricerca scientifica che della pratica quotidiana. Metodologie di misurazione della Qualità di VitaCummins (1995), nella sua revisione delle metodologie di valutazione
della Qualità di Vita, segnala oltre 200 scale di misura,
sviluppate per valutare diverse componenti della Qualità di
Vita. Valutazioni percettiveUn'altra componente importante è il ruolo rivestito dalla
percezione soggettiva della persona coinvolta: in parole più
chiare, è necessario tenere conto sempre del punto di vista
personale della persona con sindrome di Down. Purtroppo, le parole con cui le persone esprimono la propria
comprensione delle scelte, o le proprie sensazioni nei confronti di altri
aspetti della vita (per esempio, come vedono le persone che si occupano di
loro, e i professionisti), sono considerate espressioni soggettive, da cui
guardarsi spesso addirittura con sospetto. In termini di validità, a volte troviamo correlazioni deboli tra
le percezioni delle persone con sindrome Down, i loro genitori e gli
operatori. Ma c'è un motivo interessante che può spiegare
questo dato. Sto sottolineando che l'omissione dei dati percettivi, che siano considerati soggettivi o oggettivi, rende un grave disservizio alla nostra comprensione nel campo della disabilità, ed è stata sottovalutata da Andrews (1974), il quale notò che le persone rispondono a ciò che percepiscono, più che a realtà oggettive. Il modo di percepire sé stessi è probabilmente il determinante principale del comportamento. I risultati che abbiamo ottenuto in questa ricerca sulla qualità
di vita (Brown,
Brown & Bayer, 1994) sono caratterizzati da una enorme ampiezza di
variabilità del comportamento; variabilità che aumenta
quando le persone vengono coinvolte nelle scelte che riguardano diversi
aspetti della qualità di vita. L'intervento sulla qualità di vita con le persone con sindrome Down ha dato risultati positivi sul mantenimento dell'autostima (per es., come immagino di poter affrontare con successo diversi aspetti della vita), rispetto al gruppo di non-intervento il cui punteggio tendeva al declino. Nei gruppi di persone con tipi diversi di disabilità intellettiva non si è notato questa diversità tra i gruppi di intervento e di non intervento; probabilmente nella sindrome di Down dobbiamo anche prendere in considerazione l'effetto di un invecchiamento precoce. Lo stesso effetto positivo del programma si è notato nell'attività ricreativa e del tempo libero dove il gruppo d'intervento ha mantenuto le sue capacità, mentre il gruppo senza intervento ha subito un declino (Brown, 1991). Questo risultato solleva l'interessante ipotesi che l'intervento sulla qualità di vita rivolto alle attività ricreative e allo stile di vita possa aiutare a controllare i processi di invecchiamento precoce. Le attività ricreative e del tempo libero possono ridurre il declino. La ricerca sperimentale e altri tipi di ricercaFino ad oggi molte ricerche sono state forzate in una metodologia
quasi-sperimentale e i gruppi di controllo sono stati confrontati in
termini di presenza o assenza di variabili indipendenti. Il modello della
qualità di vita suggerisce che esistono molti fattori percettivi
misurabili che possono rappresentare variabili indipendenti di importanza
critica, con un peso superiore ai livelli di intelligenza e l'età
cronologica. Implicazioni per le ricerche futureIn numerose ricerche sulla sindrome Down stiamo cercando di applicare alcuni concetti sulla qualità di vita appena descritti. 1) Uno studio riguarda il campo dell'immaginazione e della
consapevolezza (Brown e Bullitis). Alcuni forse potrebbero riferirsi al
concetto di coscienza. Se prendiamo in seria considerazione la discussione
sulla qualità di vita, e riconosciamo che stiamo trattando in modo
sempre più approfondito di percezioni personali, stiamo
inevitabilmente sfiorando quesiti su quanto chiaramente le persone
percepiscano e se attraversino processi meta-cognitivi per raggiungere
tale consapevolezza. 2) Un secondo studio riguarda le informazioni offerte dagli operatori sanitari alle madri di neonati con sindrome Down (Kyrkou, Brown & Thornley). Noi crediamo che questo possa essere importante non solo per la madre, ma anche di importanza critica per il futuro sviluppo del bambino. Al momento della nascita del loro bambino, è tuttora offerta alle mamme una visione negativa riguardo la sindrome di Down. Tale visione influenza probabilmente le percezioni, le attitudini e la motivazione dei genitori. Come ho dimostrato prima, tali percezioni dei genitori possono influenzare lo sviluppo, perché possono agire per esempio sulla autostima del loro figlio, e questo è risultato cruciale in molti studi sulla qualità di vita. Desideriamo documentare queste informazioni comunicate ai genitori, e in particolare alle madri, e vorremmo suggerire delle modalità per offrire visioni più positive, ma non irrealistiche. Ci proponiamo di presentare questo materiale in forma di opuscoli diretti sia ai familiari che agli operatori. 3) Un terzo studio esamina il tempo libero, l'attività ricreativa e le amicizie di adolescenti e giovani adulti con sindrome Down (Bottroff, Duffield & Brown). Le attività del tempo libero e ricreative possono contribuire significativamente alla visone olistica della salute di una persona, la riduzione dello stress, e la stimolazione cognitiva. Tali attività inoltre, possono rappresentare un'opportunità per aumentare le interazioni sociali e lo sviluppo delle amicizie. E' nostra intenzione studiare la natura e la relazione tra la partecipazione a tali attività e la creazione di rapporti di amicizia. Stiamo studiando la loro comprensione dei concetti associati all'amicizia per seguire le loro personali percezioni in questo campo, aumentando il coinvolgimento e le attività in campo sociale. Tutto questo ha una rilevanza diretta su tutto l'arco della vita, incluso il supporto durante l'età adulta e dopo, perché la capacità di coltivare rapporti duraturi è di importanza critica per evitare l'isolamento della persona anziana. (vedi Brown 1995). 4) Un quarto studio, sugli aspetti del benessere nell'occupazione per le persone con sindrome Down (Grantley, Thornley and Brown), riguarda situazioni lavorative in mercato aperto, realizzate attraverso percorsi individualizzati. Le informazioni ottenute dallo studio sulla qualità di vita suggeriscono che situazioni lavorative in mercato aperto, di adolescenti ed adulti seguiti con programmi individualizzati, sono più favorevoli rispetto ai tradizionali lavori in laboratori protetti e in gruppi chiusi. Questo supporto individuale prende in considerazione scelte, sviluppo personale, variabilità, e offre, con l'obiettivo di migliorare l'attività lavorativa, l'opportunità di dare un sostegno olistico in diversi aspetti della vita (per esempio: a domicilio si apprende a prepararsi ogni giorno per andare al lavoro, educazione alimentare per affrontare il lavoro in buona salute, varie attività in casa e nella comunità che contribuiscono al processo occupazionale). Commenti e conclusioneQuesto articolo illustra alcuni cambiamenti nella ricerca e nelle pratica derivanti dagli studi sulla qualità di vita. Viene discussa la rilevanza critica della percezione personale. Infine, sono illustrati brevemente alcuni esempi sull'evoluzione della ricerca nella sindrome Down che coinvolgono il concetto di qualità di vita, indicando il modo in cui tali studi possono influenzare finalità, direzione, struttura ed interpretazione della ricerca e della pratica. NotaQuesta presentazione è stata preparata in occasione del 6th World Congress on Down Syndrome, Madrid, in contemporanea con la presentazione per il 20th Anniversary of Down Syndrome Research at the Schonell Centre, University of Queensland, Australia. References
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