Chi ha esperienze di bilinguismo?
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data:
Fri, 29 Mar 2002
Da: "Harriet"
A: "Conosciamocimeglio Down" <info@conosciamocimeglio.it>
Non posso trattenermi a lungo siccome I figli sono 4, ma sarei curiosa
di scambiare esperienze riguardo il bilinguismo. Io ho ignorato per convinzione
personali e necessità familiare i consigli degli esperti e adesso
ho una fantastica bambina bilingue di 8 anni,che legge e scrive in 2 lingue.
Voi?
data: Mon, 15 Apr 2002
Da: "Conosciamocimeglio Down"<info@conosciamocimeglio.it>
A: "Harriet"
Gentile signora,
mi dispiace che a risponderle sia proprio un'"esperta" che,
in quanto tale, non può fare altro che ribadire quelle che sono
le conoscenze attuali sullo sviluppo dei bambini esposti a bilinguismo:
tutti i bambini esposti a bilinguismo, non solo quelli con difficoltà
di linguaggio o con ritardo di sviluppo, rischiano un ritardo nella comparsa
del linguaggio in produzione.
Tale ritardo si accentua nel caso di bambini che già presentano
difficoltà di sviluppo, o globali come nel caso della sindrome
di Down o specifiche come nei Disturbi specifici di Linguaggio.
Per fare un esempio: nel corso dello sviluppo normale proviamo ad immaginare
la fase in cui il bambino deve comprendere una struttura grammaticale
come il possessivo. Deve integrare una competenza cognitiva (il concetto
di possesso applicato a soggetti diversi) una competenza lessicale (il
nome dell'oggetto da possedere e del soggetto che lo possiede) ed una
conoscenza grammaticale (il nome dell'aggettivo possessivo o della preposizione
grammaticale, adatti a definire quel concetto). Tutto questo, nelle fasi
precoci di acquisizione del linguaggio avviene attraverso la semplice
esposizione ad un ambiente linguistico dove il bambino deve saper ascoltare
estrapolando le regole implicite negli scambi verbali.
Pensiamo inoltre a quanto queste regole possano essere differenti tra
loro nelle diverse lingue.
L'esempio
riguardava la capacità di comprensione, immaginiamo quanto questa
competenza diventi più complessa quando deve integrarsi con la
produzione verbale. E' facile capire come in un contesto bilingue lo sforzo
del bambino debba almeno raddoppiare, ed è altrettanto facile immaginare
quanto diventi grande questo sforzo nel caso di un bambino che abbia già
delle difficoltà, per esempio di tipo cognitivo.
Detto questo, l'esperienza ci insegna che i bambini sono sempre degli
individui unici e con caratteristiche assolutamente individuali che non
finiranno mai di stupirci riguardo alle potenzialità che possiedono
ed alle risorse che sono in grado di mettere in atto.
Per concludere il mio consiglio da "esperta" ribadisce l'opportunità
di semplificare, se possibile, un compito così impegnativo come
quello dell'acquisizione del linguaggio, soprattutto per un bambino Down,
esponendolo inizialmente ad un'unica lingua, quella del contesto ambientale
e sociale in cui è inserito, senza precludersi la possibilità
di integrare la seconda lingua non appena lo sviluppo linguistico sia
avviato.
Stefania
Mazotti
Logopedista e psicologa dell'età evolutiva
Data: Thu, 18 Apr 2002
Da:"Harriet"
A: "Conosciamocimeglio Down" <info@conosciamocimeglio.it>
Gentlissima
Dottoressa Mazotti,
Le ringrazio tanto d'aver preso il tempo di rispondere alla mia richiesta
di scambio di esperienze. Dato che purtroppo le conoscenze approfondite
del materiale in questione sono per il momento poche, vorrei da "profana
" e "mamma" mettere le nostre in tavola.
La nostra è una famiglia che vive ogni giorno una realtà
bilingue e nostra figlia è cresciuta in quest'ambiente. La bambina
era abituata fin della nascita a sentire più di una lingua quotidiamente
e non c'erano dubbi della parte nostra che capiva tutte e due. Per lei
era tutto linguaggio, cioè un metodo per comunicare. Lei non si
è posta il problema di fare l'analisi grammaticale nei suoi primi
approcci all'uso del linguaggio. Ha parlato e basta.
Ha cominciato tardi a parlare, ma avendo avuto altri figli prima di lei
che hanno ritardato a parlare, una cosa relativamente normale nel bilinguismo,
non ci siamo eccessivamente preoccupati.
Mi sembra che i primissimi anni siano assolutamente cruciali per questo
tipo di acquisizione, cioè quando il cervello sta ancora formando
i "synaspses".
Introducendo una altra lingua più tardi vuol dire sì, che
si deve porre il problema di analisi grammaticale, ed anche il problema
di traduzione, dato che la costruzione è completamente diversa.
Ammetto che non tutti i miei figli parlano, leggono e scrivono tutti e
due le lingue con la stessa scioltezza. Uno si e uno no, ma il più
grande studia già una quarta lingua.
Posso dire però che per quanto noi possiamo vedere e capire la
bambina non è diversa da loro in quest'aspetto.
Frequenta con un discreto successo il primo elementare (il suo gemello
sta in seconda).
Legge bene, al livello di 1a elementare, la sua lingua materna, si difende
nella paterna, segue film e cartoni sia in inglese sia in italiano, ascolta
storie in tutte e due, canta, parla e gioca in tutte e due, e risponde
in modo appropriato, cioè nella lingua della domanda.
Non ha la padronanza del linguaggio parlato che ha i suoi coetani ma capisce
quasi tutto, incluso discorsi abbastanza complessi se vuole e comunque
si esprime bene sia nell'una sia nell'altra.
Se non mi sbaglio, il ritardo nel parlare che avviene nel bambino col
sindrome di Down può essere almeno in parte ridotto, insegnandoli
a leggere.
Così almeno affermano i ricercatori britannici che hanno fatto
delle ricerche molte lunghe e approfondite.
Si sa già che in genere i bambini capiscono molto di più
di quello che riescono a dire o esprimere e insegnandoli a leggere, molto
prima di quanto si farebbe normalmente, sfruttando le loro buone capacità
visuali, li aiuta a vedere le parole e le frasi e dunque riprodurrle oralmente.
Se questo è vero e le basi ci sono dalla nascita di un utilizzo
abituale di più lingue, (rispetto parlando conosco pochi logopedisti
che parlino più lingue, dunque per loro è comunque una cosa
difficile...sono già grandi!) mi chiedo se sia giusto continuare
a scoraggiare questo sviluppo creando forse disagi familiari e sociali
e possibilmente togliendo una ricchezza, una marcia in piu?
Perchè non si applicano questi criteri e ci spostiamo nel 21.mo
secolo dove parlare solo una lingua sara l' handicap del futuro.
Io ho sempre chiesto e aspettato molto dei miei figli e spero di non aver
sbagliato tutto. Dalla bambina col sindrome non ho chiesto di meno, anzi
forse qualcosa in più, ma posso dire che finora che meraviglia........
In una famiglia che non vive questo tipo di realtà è ovvio
che sforzare una cosa del genere sarebbe ridicolo ma per un bambino che
dal concepimento in poi è stato sempre esposto a più lingue,
cercare di togliere una mi sembra al minimo un furto.
Per il momento ho fiducia nel percorso che abbiamo intrapreso e spero
che rifiutando il consiglio del esperto abbiamo fatto un regalo a nostra
figlia e che il fatto che lei si "sforzi" a ragionare in queste
due lingue le abbia aperto più possibilità .....vedremo
come prosegue........
Di nuovo Le ringrazio di aver aperto il dialogo e chiedo se ci sono genitori
con bambini più grandi della mia che hanno scelto questa strada
e possono raccontare le loro esperienze in merito?
I
miei più cordiali saluti
Harriet
data: Tue, 23 Apr 2002
Da: "Conosciamocimeglio Down"<info@conosciamocimeglio.it>
A: "Harriet"
Gent.
sig.ra Harriet,
evidentemente la sua esperienza ci conferma che le scelte fatte con il
cuore e con il buon senso, risultano sempre essere le migliori per i nostri
bambini.
Inoltre
ci incoraggia a condurre un'ulteriore ricerca bibliografica sull'argomento.
La terremo informata.
Inseriamo intanto questa sua lettera sia nell'area informativa che nell'area
narrativa, sperando cha altri genitori che abbiano vissuto esperienze
analoghe alla sua si mettano in contatto con noi.
Cordiali saluti
Stefania
Mazotti
Logopedista e psicologa dell'età evolutiva
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